Il 2020 è senza dubbio un anno che studieremo nei libri di storia dove le cose più incredibili, e probabilmente frutto dell’immaginazione di uno sceneggiatore di film di fantascienza, si sono realizzate.
Hollywood avrebbe poco da sorprenderci dopo un anno del genere eppure, fra le tante anomalie, abbiamo vissuto anche 45 minuti di pieno blackout da parte dei servizi Google (link).
Lunedì 14 Dicembre 2020 infatti tutti i servizi di “Big G” sono risultati per 45 (interminabili) minuti irraggiungibili. Sembrerebbe un periodo relativamente breve, che quasi passa inosservato, senonché questo piccolo blackout è costato poco più di 4,5 milioni di dollari di mancato guadagno, secondo le stime del blog americano www.growthmanifesto.com (link).
Come spiega il seguitissimo YouTuber Andrea Bentivegna, aka Black Geek, questo disservizio è stato dovuto ad un sovraccarico dei server di Google, una versione che regge poco se pensiamo che la società di Mountain View ha migliaia di server di backup sparsi per il mondo.
E’ quindi stato davvero un attacco hacker? Non ci sono le prove concrete per affermarlo tuttavia nulla si può escludere e sicuramente saremo tutti d’accordo nel ritenere il “down di sistema” una tragedia per chi, del lavoro in digitale e/o in cloud, ha fatto il suo stile di vita.
Pensate infatti all’impossibilità oggi giorno di poter inviare una mail, Gmail detiene quasi il 50% di quote di mercato degli indirizzi di posta elettronica, o l’impossibilità di caricare/scaricare foto o video dal proprio account Google Drive, dove quasi ognuno di noi archivia i propri documenti digitali.
Ma l’ecosistema Google è così integrato nella nostra vita, in un momento di pandemia come questo, che anche vedere servizi di intrattenimento come YouTube irraggiungibili o servizi di DAD (didattica a distanza) come ClassRoom off-line può davvero spingerci ad un attacco di panico.
Sono bastati infatti 45 minuti per far vacillare le nostre sicurezze, immaginate se per un “X” motivo qualsiasi l’intera rete fosse irraggiungibile per giorni o settimane.
Non potremmo (quasi) comunicare con nessuno, visto che social e messaggistica sarebbero inutilizzabili (link) e sicuramente gli aggiornamenti sulle notizie del momento arriverebbero così in ritardo da alimentare “fake news” (link) più o meno verosimili.
Insomma, in uno schiocco di dita, potremmo trovarci nel profondo Medioevo, tagliati fuori da ogni comunicazione e nell’impossibilità di recuperare gran parte dei nostri ricordi salvati su uno spazio online non più raggiungibile.