Era il 1983 quando nei cinema usciva War Games – Giochi di Guerra, film che proponeva temi e argomenti tipici dei primi anni ottanta caratterizzati dalla corsa agli armamenti e dalla contrapposizione tra il blocco occidentale e quello sovietico che mise per anni il mondo intero in un perenne stato di pressione per un conflitto che, fortunatamente, non si presento mai passando alla storia come “Guerra Fredda“.
Nel film, ovviamente frutto di fantasia, un ragazzino appassionato di tecnologia ed informatica (ricordiamo sempre che siamo nel 1983 quindi tutto il contesto a da leggere in quella fase) riesce, per puro caso, ad accedere ai “server” centrali della sicurezza americana e a far credere, attraverso una simulazione virtuale, di essere prossimi ad un conflitto termo-nucleare.
Visto (e rivisto) con gli occhi di ora ci sembrerebbe davvero surreale, ma solo chi ha vissuto quegli anni può davvero raccontare la tensione che si percepiva nell’aria, tensione che oggi si sta riproponendo con le super potenze moderne, cioè USA, Israele, Russia e Cina.
Sono notizie recenti infatti le varie accuse reciproche di violazione, tentata o presunta, di informazioni sensibili riguardanti la sicurezza nazionale dei paesi più economicamente sviluppati, così come i tentativi (quasi giornalieri) di caricare, con un traffico eccessivo, la rete di comunicazioni causando un blocco del sistema che, oramai saturo, collasserebbe per le eccessive richieste ai server.
Le intromissioni reciproche sono comuni e tendono sempre a destabilizzare una potenza a vantaggio di un’altra, stiamo parlando quindi di un vero e proprio spionaggio eseguito non più nel panni di un moderno James Bond, che si infiltra nel quartier generale nemico, ma di una vera e propria “guerra tecnologica” per poter sottrarre informazioni o per avere vantaggi competitivi per le proprie economie (link).
Se ci facciamo caso la “guerra digitale” ci circonda in ogni singola azione che occupa la quotidianità che viviamo: ogni secondo c’è un tentativo di furto digitale che riguarda la nostra identità, le nostre password (link), l’accesso ai nostri conti bancari e ai nostri dati sensibili.
Piuttosto che in cassette di sicurezza o cassaforti, probabilmente i dati più preziosi ognuno di noi li custodisce sul proprio smartphone, dati che potrebbero essere rubati senza nemmeno rendersene conto con un semplice virus (trojan hourse) diffuso tramite mail o messaggio social.
Insomma, la sicurezza digitale è fondamentale per mettere i nostri dati al sicuro ed evitare che qualcuno possa eseguire truffe ai nostri danni (link) o, peggio ancora, “violare la legge” facendo ricadere la colpa su di noi, ignari protagonisti.
Ma come difendersi? Come evitare di cadere nella trappola? Una risposta non c’è, del resto l’unico sistema informatico sicuro è un sistema spento, ma come potremmo mai vivere in un mondo così tecnologicamente avanzo (link) senza dispositivi multimediali sempre con noi e attivi h24?
I consigli sono semplici quanto banali come ad esempio non aprire mail o allegati sospetti, non rispondere indicando i nostri dati di carta di credito o accesso o, peggio ancora, conservare nello stesso posto tutte le credenziali di login così come non utilizzare una “password” unica per tutti i servizi.
In genere sono consigli utili ma quanti di noi davvero li mettono in pratica? A volte per utilizzare con più semplicità i servizi web, trascuriamo la nostra sicurezza, così come per avere più visibilità barattiamo una valanga di “like” a discapito della nostra “reputazione” (link).