Apple, il sistema chiuso che è un incubo per tutti gli sviluppatori di app

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Spesso si sente parlare su quanto siano sicuri e affidabili i prodotti Apple, in effetti la “mela morsicata” è molto attenda al design, ai materiali, al marketing e anche alla sicurezza dei propri prodotti.

Se da un lato però tutta questa attenzione produce un “appeal” di alto livello, dall’altro lato ci si deve rapportare con un sistema “chiuso” che permette pochissime personalizzazioni ma che soprattutto impedisce agli sviluppatori di terze parti di introdurre novità.

Steve Wozniak, informatico e co-fondatore di Apple insieme Steve Jobs (link) ama ricordare che <l’unico sistema sicuro è un sistema spento, e anche in quel caso avrei dei dubbi>. In effetti la percezione che vede i prodotti Apple immuni ai virus è solo una leggenda metropolitana.

I virus esistono per tutti i sistemi informati (Apple, Microsoft, Android etc) e possono essere al massimo più o meno diffusi soltanto in base al numero dei reali utilizzatori.

Creare un virus, che produca dei danni e faccia guadagnare agli hacker, non è un passatempo fatto nel weekend. Servono infatti conoscenze specifiche, tempo per testare i programmi virus e antivirus ma soprattutto un attacco informatico deve portare un guadagno (seppur illecito) a chi lo compie altrimenti non avrebbe senso.

Se più dell’80% delle persone utilizza un pc Windows è più che normale che i virus per questi computer siano più diffusi rispetto a chi utilizza un sistema Ubuntu, probabilmente conosciuto ai soli sviluppatori.

Il problema della sicurezza è quindi uno specchietto per le allodole, la realtà è che ad Apple piace mettere i bastoni tra le ruote ai suoi competitor e non sopporta che qualcun altro possa migliorare i suoi sistemi senza la “dovuta autorizzazione“.

Prendiamo l’esempio delle app mobile su iOS. Ogni iPhone, iPad o iPod è capace di far girare applicazioni che possono essere scaricate soltanto ed esclusivamente dell’App Store di Cupertino.

Per essere ammessi sull’unico store digitale di casa Apple è quindi necessario superare una selezione e seguire le “linee guida” in maniera scrupolosa anche se, spesso e volentieri, queste linee guida sono in contrasto tra di loro oppure sono interpretabili solo da un lato e non ci possono essere confronti.

Online è pieno di forum in cui gli sviluppatori si lamentano di quanto Apple impedisca alle giovani start-up digitali di emergere trincerandosi dietro le linee guida, non spiegando spessissimo le ragioni del rifiuto e rispondendo soltanto con messaggi automatici che però non aiutano a chiarire le situazioni.

Infatti se è chiaro che determinate app che parlano di violenza, pornografia o pirateria non possono essere accettate sull’App Store è invece difficile capire perchè app che facilitano o velocizzano l’utilizzo da parte degli utenti di determinati servizi (es. posta elettronica, download di file, visualizzazioni di contenuti etc) vengono comunque respinte perchè troppo simili a WebApp.

Anche noi di Wipi abbiamo subito la mannaia di Apple, infatti seppur accettati all’inizio dall’App Store, in seguito tutti i nostri aggiornamenti dell’app hanno ricevuto il rifiuto alla pubblicazione poichè non erano conformi alle “linee guida” e non diversificavano l’utilizzo dei servizi tra una pagina web e un’app.

Il web si è notevolmente ampliato di contenuti dal 2000 in poi, perciò se prima il numero di app era esiguo adesso ci sono centinaia di migliaia di soluzioni che possono essere scaricate sul proprio smartphone e la differenza tra funzioni esclusive del web e di una app nativa si è sempre più assottigliata.

Tutto questo però riguarda solo il mondo Apple, Android infatti è molto più libero e personalizzabile. Un’app può essere presente sul Play Store ufficiale di Google oppure può essere scaricata, e installata manualmente dall’utente trami i file .apk, lasciando così ad ognuno di noi il desiderio o la possibilità di installare o meno.

Tutto ciò sui sistemi Apple non è possibile, infatti sugli iPhone, iPad o iPod non si possono scaricare manualmente e in maniera facile e rapida i file .ipa, cioè le app scritte in linguaggio Apple.

Sui nostri smartphone dovremmo essere noi stessi a decidere cosa installare e cosa no, se acquistiamo un prodotto dovremmo essere liberi di usarlo o lasciarlo tutto il tempo sulla scrivania a fare la polvere. Purtroppo con Apple questo non è possibile.

Fortunatamente però le cose stanno lentamente cambiando, questo grazie ai provvedimenti giudiziari che obbligano Cupertino a lasciare i propri utenti più liberi.

Un esempio è dato dalla possibilità di acquistare cavi o caricabatterie compatibili, senza l’obbligo di usare solo quelli di Apple, oppure (a livello software) una sentenza ha riconosciuto il diritto degli utenti di poter utilizzare il browser web che preferiscono, perciò Safari non è più l’unica soluzione ma è possibile scaricare anche Google Chrome, Firefox e tanti altri.

Speriamo che presto questa libertà venga concessa anche alle applicazioni mobile e che ognuno di noi possa essere libero di scaricare, installare o usare quello che vuole senza restrizioni, eventualmente assumendosi il rischio di invalidare la garanzia o esporsi a certificazioni non dirette.

Fino a quel momento, che tutti gli sviluppatori aspettano con ansia, l’unico sistema per installare app non presenti sullo store di Apple è tramite delle procedure più complesse oppure software alternativi.

Wipi ad esempio può essere installata sul vostro iPhone tramite AlStore, un semplice programma che vi permette di installare il file .ipa originale di Wipi sul vostro telefono ed usare così i servizi offerti dalla piattaforma senza limitazioni.

Volete installare Wipi sul vostro iPhone? Allora seguire la semplice guida (link) ed entrate nella Community dell’app.